Bolla AI? Quattro indizi e uno zampino cinese ci dicono che forse ci siamo
[humans/AI] mette insieme i pezzi delle ultime 24 ore: ne esce uno scenario che anche ad Occidente non sembra così bizzarro
Hello humans
Oggi parliamo di soldi, tantissimi soldi investiti in AI e di una parola impronunciabile rimbalzata ieri dalla Cina agli Usa passando per l’Europa. Bolla. Ci siamo davvero? Io sono Matteo Montan e questa è [humans/AI] e se volete saperne di più sulla newsletter e su di me trovate tutto nelle Info. E ora, andiamo!
Come forse non sapete, agli inizi della mia carriera ho fatto il cronista investigativo (se siete curiosi, qui trovare un pezzo rievocativo dello scoop che nel 1998 coronò lunghissimi anni di indagini sulla scomparsa di un’intera famiglia). Vi racconto questo perché - e forse ve ne siete accorti nei miei post - ho sempre avuto una passione a mettere insieme i pezzi e ricostruire storie etc, una cosa che mi è rimasta dentro ancora oggi.
Ogni numero di questa newsletter quotidiana comincia a nascere nel momento esatto in cui premo Invio, vi mando il post di quel giorno e torno a tuffarmi nelle mie letture e a pensare cosa scriverò domani. Di solito questo avviene tra le 2 e le 3 del pomeriggio. E’ stato a quell’ora che ieri ho iniziato a percepire un segnale, prima flebile, poi via via più forte, ma non del tutto chiaro, indistinto. La sensazione è andata avanti tutto il pomeriggio, e poi anche la sera. Stamattina mi sono svegliato verso le 7 e come sempre ho letto The Brief. E sul soffitto buio della stanza i punti si sono collegati tra loro e si sono accesi formando una piccola costellazione. Oggi ho deciso di raccontarvi cosa è successo nel mio cervello nelle ultime 24 ore e come la newsletter che state per leggere ha preso forma, notizia dopo notizia.
Martedì (ieri) ore 15 circa: le prime avvisaglie
L'Europa inizia a distaccarsi dalle aziende tech americane
"C'è un enorme appetito in Europa per ridurre i rischi o svincolarsi dall'eccessiva dipendenza dalle aziende tecnologiche statunitensi, perché c'è preoccupazione che possano essere utilizzate come armi contro gli interessi europei". E’ l’attacco di un pezzo di Wired che intercetto nel primo pomeriggio di ieri. A parlare è Marietje Schaake, ricercatrice del Cyber Policy Center di Stanford e ex parlamentare europea. Il pezzo prosegue riportando in modo dettagliato una sequenza di eventi e dichiarazioni degli ultimi 10 giorni:
100 aziende ed organizzazioni europee firmano una lettera aperta all’EU chiedendo maggiore indipendenza tecnologica;
il parlamento olandese approva 8 mozioni per ridurre la dipendenza tech del Paese dagli USA;
alcuni provider di cloud europei, come Exoscale ed Elastx, riportano un forte aumento di nuovi clienti: sono aziende europee in fuga dai servizi americani;
alcune piccole aziende europee, come SkunkWerks e Medicusdata, raccontano perchè hanno scelto di spostare i loro dati verso infrastrutture europee: “E’ una questione di principio. E poi ce lo chiedono i nostri clienti”
il sito European Alternatives, un hub che cataloga alternative europee ai servizi digitali americani, registra da qualche settimana un boom di visite (+1.200%)
Nonostante le sfide tecniche per migrare a cloud provider europei immense quantità di dati e la difficoltà a competere con l'offerta di Google, Microsoft e Amazon - osserva Wired - il segnale di un cambiamento è ormai evidente.
Martedì, ore 16 circa: la Cina pronuncia la parola impronunciabile
Reuters: Alibaba vede i segni dell’inizio della bolla AI in US
Scrollando distrattamente le news (sto ancora elaborando sulle conseguenze della dichiarazione di indipendenza europea) sbatto sul titolo della Reuters. Urca. Apro l’articolo e vedo che Joe Tsaj, presidente del maggiore big tech cinese Ali Baba , parlando dal palcoscenico globale dell’Investment Summit di HSBC a Hong Kong, lo ha detto veramente. Ha pronunciato la parola impronunciabile che tutti temono, e lo ha fatto diabolicamente mentre spiegava che Alibaba ha ripreso ad assumere dopo la fortissima re-iniezione di fiducia del presidente Xi Jinping nel settore tech, dopo 4 anni di castigo per eccesso di autonomia.
Scorro le parole di Tsaj: “DeepSeek, e in particolare la sua natura open-source, ha rafforzato la fiducia nel settore tecnologico cinese e ampliato gli scenari di applicazione, e per questo le aziende tecnologiche cinesi avranno bisogno di assumere nuovamente per le loro attività - ha detto il presidente di AliBaba - Detto questo, rimango stupefatto dalle cifre che girano negli Stati Uniti. Si parla di centinaia e centinaia di miliardi di dollari, e non credo siano necessari. Trovo preoccupante che si inizi a parlare di investimenti in data center su una base chiaramente speculativa, senza committenti o contratti già definiti. Sì, quello che sto vedendo è l’l'inizio di una di bolla"
Martedì, ore 17 circa: se lo dice lui, allora qualcosa sta succedendo
Azhar: “L’ago della bilancia si sta spostando. Verso la Cina”
Alle 16,55 ricevo una delle newsletter irrinunciabili per chiunque scriva di AI, “Exponential View “. La scrive Azeem Azhar, indiscutibilmente una delle voci più autorevoli ed influenti su temi come intelligenza artificiale e tecnologie emergenti. Il titolo sembra non dire nulla di nuovo: DeepSeeks’s open challenge. Ma l’incipit che segue è a dir poco epico, lo riporto per intero anche se un po’ tecnico (ormai molti termini vi dovrebbero essere familiari): “La bilancia sta cambiando equilibrio. Per anni, abbiamo sentito dire che l'AI open-source un giorno avrebbe potuto raggiungere i grandi modelli proprietari, ma quel momento sembrava sempre fuori portata. Fino a ieri. DeepSeek ha appena rilasciato il miglior modello non-reasoning al mondo. Diciamolo ancora — il miglior modello non-reasoning è un modello open-source. Ancora più sorprendente è che DeepSeek V3-0324 (così si chiama il nuovo modello, ndr) offre accessibilità open-source a una frazione del costo delle piattaforme chiuse. Puoi eseguirlo su un computer desktop Mac Studio di fascia alta e produrrà 20 token al secondo, quindi abbastanza veloce per uso personale. Ed è accessibile anche tramite API, a un quarto del prezzo di GPT-4o. Questo è precisamente il momento che i sostenitori dell'open-source aspettavano: è la prova che un laboratorio open-source può tenere il passo con i giganti aziendali meglio finanziati. Quindi: cosa significa realmente questo punto di svolta per il futuro dell'AI"?
Azhar inizia l’analisi partendo da un'esperienza personale: cercando alternative al modello o1 di OpenAI, estremamente costoso - racconta - ho scoperto che DeepSeek offriva prestazioni simili a un prezzo drasticamente inferiore - circa quindici volte più economico, nonostante acquistato su piattaforma occidentale a 4 volte il prezzo cinese. E questa cosa - dice Azhar, sta terrorizzando OpenAI, che non a caso ha inserito un esplicito riferimento a DeepSeek nel Piano d'Azione AI presentato all'amministrazione Trump. OpenAI avverte dei rischi di sicurezza nell'utilizzare tecnologia cinese, ma tra le righe si legge il reale timore: un concorrente che offre capacità paragonabili a una frazione del prezzo, minacciando direttamente il loro modello di business ad alta capitalizzazione. E l’effetto dirompente di DeepSeek - scrive Azhar - è già visibile in Cina, dove altre startup AI stanno rivedendo le loro strategie e abbandonando l'addestramento di modelli proprietari, a fronte di costi troppo elevati e di investitori sempre più allarmati da vendite modeste e perdite importanti.
Ma la vera rivoluzione di DeepSeek, sottolinea Azhar, non è semplicemente l'offerta di un modello più economico - è il fatto che sta rilasciando tutto quanto in open-source, gratuitamente. Un approccio che conferma la previsione di un memo interno di Google del 2023, che avvertiva come né loro né OpenAI fossero posizionati per vincere questa "corsa agli armamenti" dell'AI, con l'open-source pronto a "mangiare il loro pranzo". DeepSeek - scrive Azhar - di fatto sta disgregando l'intero modello di business dell'AI: non sta solo costruendo un prodotto superiore, lo sta rendendo open-source e lo sta regalando. Di conseguenza, se sei OpenAI o un altro dei big lab, non puoi semplicemente perfezionare la tua offerta esistente. Devi creare qualcosa di fondamentalmente diverso.
DeepSeek - spiega - sta costruendo sull'eredità dell'open-source ma rispetto a quei primi modelli AI quasi-aperti, come Llama di Meta, è più aperto, più efficiente e più performante. Penso che stia cambiando la forma dell'industria, inclinandola ulteriormente verso l'open-source e contribuendo a creare un panorama AI più ricco dove laboratori indipendenti, contributori individuali e organizzazioni no-profit potranno spingere i confini dell’innovazione. In questo scenario, i grandi player closed-source potrebbero mantenere un vantaggio nella costruzione di modelli di frontiera grazie alla loro forza in termini di risorse. Ma questi modelli saranno costosi. E qualsiasi modello, indipendentemente da quanto sia buono, formerà solo una piccola parte della società dell'AI dove ci saranno trilioni di agenti che eseguono miliardi di diverse istanze di modelli e quei modelli avranno capacità diverse. Alcuni saranno più generali di altri, alcuni funzioneranno su memoria ridotte e minori consumi energetici, altri saranno altamente ottimizzati per compiti specifici”.
Oggi, ore 7 circa: ma allora é vero?
Il buongiorno dall’America, tra bullshit & bubbles
Dopo una notte agitata, alle 7 suona la sveglia sul telefono, la spengo e come al solito inizio a leggere The Brief, arrivato via mail nella notte da New York. Martin Peers, il vicedirettore di The Information, parte piano (vi faccio una parafrasi piuttosto completa): “Mentre continuiamo a parlare con aziende che esitano a investire in AI per introdurla nei loro processi, le società che si preparano alla quotazione in borsa nelle loro documentazioni sembrano non avere alcuna esitazione. L'app di trading eToro scrive: "Stiamo utilizzando l'AI per fornire agli utenti insight personalizzati, identificare tendenze e ottimizzare le loro strategie!". Le fa eco StubHub: “Ci affidiamo all’AI per analizzare tendenze di mercato, migliorare i nostri servizi e personalizzare le interazioni con i nostri clienti!". E Klarna: “La nostra strategia di crescita include efficienza potenziata dall'AI!".
“In altre parole, i dirigenti (o forse i loro banchieri d'investimento) credono che un'azienda che si quota in borsa al giorno d'oggi debba decantare liricamente come sta utilizzando l'AI (un bel modo per dire bullshit, ndr). E questa pubblica narrazione è senza dubbio tra i motivi per cui le grandi aziende tecnologiche e le società di private equity stanno riversando enormi quantità di denaro nello sviluppo di nuovi data center per l'AI. Così tanti che, il presidente di Alibaba Group Joe Tsai, si è detto "sbalordito" dalle centinaia di miliardi di dollari investiti in America sull’AI così in anticipo rispetto alla domanda, e ha parlato apertamente di "bolla". Sappiamo cosa intende: il progetto Stargate, sostenuto da SoftBank e OpenAI, sta investendo in data center 500 miliardi; un gruppo di investitori creato da BlackRock e che include Microsoft e xAI prevede di mettere sempre sui data center altri 100 miliardi, mentre Meta ne prevede altri 200 e la joint venture tra KKR e Energy Capital Partners altri 50 , sempre in data center AI. E a tutto questo si aggiungono, solo per quest’anno, 300 miliardi di spese in conto capitale da parte delle più grandi aziende tecnologiche, in buona parte destinata ai data center”.
“Tutti sembrano ignorare l’interrogativo più importante: ma le aziende vedranno abbastanza valore negli strumenti AI da iniziare a spenderci pesantemente e fare ritornare tutti questi investimenti? Potrebbe accadere, ma non credo così presto come scommettono le grandi aziende tecnologiche. Di conseguenza - conclude Peers - è probabile che il treno d'oro dei data center AI presto giungerà al termine, qualche progetto sarà cancellato, SoftBank ci perderà dei soldi (é praticamente una certezza) insieme a qualche altro sfortunato che resterà con il cerino in mano”.
In genere, credo, è così che parte una bolla. E di solito bastano tre indizi per fare una prova. Qui ne avremmo quattro. Più lo zampino della Cina.
E’ tutto per oggi, a domani!
Matteo. M
Stimolante come sempre. Grazie Matteo! Avere alternative comunque è sempre saggio a prescindere.
Praticamente è una corsa all'implosione. Grazie Matteo, molto utile e interessante questo tuo mettere insieme i pezzi