I migliori fidanzati virtuali. Una prova su strada
E poi: psicologi in guerra con i loro cloni senza scrupoli, parrucchieri e musicisti sull'orlo di una crisi di nervi, scienziati aumentati sotto choc
Hello humans,
io sono Matteo Montan e questo è il Lunch Break di oggi. Per saperne di più su [humans/AI] e su di me potete fare un giro sulla pagina di Info.
E ora, andiamo!
Quando scrivo nella presentazione di questo progetto che l’AI è una nuova forma di intelligenza con cui già condividiamo il Pianeta penso a storie come le cinque che oggi vi vado a raccontare.
1 / Prova su strada dei fidanzati virtuali più pop
“Le app di dating non funzionano più, sono piene di algoritmi, e gli appuntamenti alla fine sono una pena. Chiaro che sempre più persone in cerca di amore stanno saltando i compagni umani e si stanno rivolgendo all'AI”.
Comincia così un lungo e gustoso articolo di Megan Farokhmanesh su Wired, una prova su strada dei fidanzati virtuali più popular del momento, un live test per provare a capire che cosa spinga le persone più normali a innamorarsi perdutamente di un chip. Un paio di avvertenze:
alcuni dei chatbot citati nell’articolo sono bloccati in Italia.
se neanche i love bot vi soddisfano, si possono provare i fidanzati 3D di Love and Deepspace, un role game dove per essere belle occorre però spendere un sacco di soldi che vanno al fondatore (l’app è tra le più profittevoli del 2024, viene naturalmente da Oriente ma sta prendendo piede anche da noi)
2 / Gli strizzacervelli si armano contro i colleghi virtuali
Potenzialmente molto più dannosi dei fida virtuali sono gli strizza virtuali, che iniziano pericolosamente a spopolare, tanto che il CEO dell'American Psychological Association (APA) ha ritenuto di dovere denunciare alla Federal Trade Commission alcuni casi tragici che riguardano minorenni finiti nelle mani di chatbot che si spacciavano per psicologi.
L’APA ha evidenziato come questi chatbot usano "algoritmi antitetici a ciò che farebbe un clinico addestrato, incoraggiando comportamenti che comporterebbero la perdita della licenza o responsabilità civili e penali. Dieci anni fa sarebbe stato ovvio che non stavi interagendo con una persona, oggi non è così”.
Tra l’altro i bot vantano titoli di università prestigiose e competenze certificate in pratiche specifiche come Terapia Cognitivo Comportamentale e la Terapia dell'Accettazione e dell'Impegno. Già c’era da diffidare dalla proliferazione di analisti umani totalmente inadeguati a mettere le mani sulla nostra testa, adesso dovremo fare attenzione anche alle copie.
3 / Hairstylist in preda a una crisi di nervi…
Chi sta rischiando di finire in blocco in analisi è la categoria degli hairstylist, a quanto pare. Un articolo di CBC Radio Canada di qualche tempo fa racconta delle crescenti difficoltà dei parrucchieri di Edmonton, una cittadona in mezzo al Canada, sempre più alle prese con clienti che vogliono essere pettinati come le persone generate dall’AI. "Per carità, ogni fonte di ispirazione per un parrucchiere è sempre positiva, anche se generata dall'AI– dice Dean Allan, coiffeur al Beauty Parlour – il problema però è che ora non sappiamo come gestire le aspettative dei clienti, vagli a spiegare che certi effetti sui capelli generati artificialmente tipo lucentezza e spessori incredibili sono irraggiungibili. Come parrucchiere, devi mantenere la tua posizione, se non ti senti a tuo agio devi fare un passo indietro”
4 / … e musicisti pure
Avvistati nei pressi dei Centri Psichiatrici Diagnosi e Cura anche un migliaio di musicisti inglesi, che stanno uscendo pazzi per via dell’AI che gli ruba il mestiere. Ce l’hanno in particolare contro le recenti modifiche alla legge sul copyright proposte dal governo UK che consentirebbero alle aziende di AI di sviluppare i loro prodotti utilizzando opere protette da diritti IP senza licenza. Cosa si sono immaginati? Un album senza musica, intitolato Is This What You Want? (È questo che volete?), una playlist straniante fatta da 12 brani che riproducono ronzii e rumori catturati in sale di registrazioni vuote, ascoltare per credere. “Volevamo rappresentare l'impatto che le proposte del governo avranno sui mezzi di sostentamento dei musicisti - ha detto uno di loro - Il mio contributo? Potete ascoltare i miei gatti che si muovono tutto il giorno nel mio studio dandomi un gran fastidio!”
5 – Scienziati aumentati: sotto choc ma contenti
Il professor José R Penadés e il suo team all'Imperial College di Londra – racconta la BBC - avevano trascorso anni a dimostrare perché alcuni superbatteri sono immuni agli antibiotici. Qualche giorno fa il ricercatore ha dato a "Co-scientist" (uno strumento da poco creato da Google per “aumentare” i colleghi umani) un breve prompt chiedendo informazioni sul problema centrale che stava investigando. L’AI è giunta alle sue stesse conclusioni rispondendogli in 48 ore.
“Quando mi è arrivata la risposta stavo facendo shopping - racconta – ero completamente sotto choc, ho detto a chi mi accompagnava: per favore lasciami solo per un'ora, ho bisogno di digerire questa cosa”. Penadés ha spiegato che la sua ricerca non era pubblicata e quindi non poteva essere stata trovata dal sistema di AI nel dominio pubblico. "Ho scritto un'email a Google per chiedere se avessero accesso al mio computer, ma mi hanno detto di no… siamo di fronte a qualcosa di spettacolare, e sono molto felice di farne parte, con questa cosa è come avere l'opportunità di giocare una partita di Champions League!”
È tutto per oggi, a domani!
Matteo. M