INTERVISTA A DARIO FABBRI - La partita segreta sull’AI tra il Pentagono e Pechino
Usa, Cina, Europa, armi, dazi, terre rare, bigtech, rischi nucleari, propaganda americana, beffe cinesi: 17 domande e risposte con il volto della geopolitica italiana
Hello humans,
esattamente una settimana fa vi scrivevo di uno studio molto particolare, si chiama “AI 2027”, in cui un gruppo di ricercatori specializzati nella previsione di trend tecnologici e strategici si immaginano a breve il possibile scoppio della terza guerra mondiale, facendola dipendere da chi a quel punto avrà il controllo sulla AGI, che è la forma finale della intelligenza artificiale, quella che riesce a superare in qualsiasi campo del sapere l’uomo che l’ha creata affrancandosi potenzialmente da lui. Oggi all’AGI non ci siamo ancora, anche se secondo i 3 CEO più smart dell’AI industry (Altman, Amodei e Hassabis) ci arriveremo entro il 2030. In compenso abbiamo un’AI che si è integrata di fatto in ogni processo umano, incluso quello militare. Della reale portata strategica dell’AI, un tema che spesso tocco in questa newsletter, parliamo oggi con Dario Fabbri, il volto della geopolitica italiana.
Dario ed io ci conosciamo da molti anni, da tempi non sospetti come si dice, e sono sempre rimasto affascinato dalla lucidità del suo pensiero e dalla sua straordinaria capacità di sostenere periodi lunghissimi su temi complicatissimi senza mai perdere il filo. Provare ad ingabbiarlo in un botta e risposta di 17 domande in 45 minuti è stata quindi una delle sfide più complesse della mia lunga carriera giornalistica. Credo però che alla fine ci siamo riusciti, giudicherete voi (grazie Dario). Io sono Matteo Montan e se volete saperne di più su di me e su [humans/AI], trovate tutto nelle Info. E ora, buona lettura!
Se io ti dico che l’AI è la tecnologia più disruptive di sempre, tu cosa rispondi?
Sembra una forma di omertà, ma me la cavo riproducendo una traduzione sbagliata del pensiero del premier cinese Enlai, il quale a Kissinger che gli chiedeva, eravamo nel 1971, “Lei cosa pensa della rivoluzione francese?”, rispose: ”E’ troppo presto per giudicare”. (Poi si venne a sapere, perché era troppo bello per essere vero, che si era sbagliata l'interprete, la quale pensava che Kissinger si riferisse al Maggio francese che c’era stato tre anni prima e che in cinese mantiene la stessa parola, rivolta, rivoluzione). Mi aggrappo insomma a questa lost in translation per dirti che è davvero troppo presto per giudicare, perché la tua domanda, che è una domanda fondamentale, è anche una domanda apocalittica. Per stabilire ora se questa sia la più grande rivoluzione tecnologica, e quindi culturale, di tutti i tempi, a mio avviso è un po' presto, e dico velocemente perché: pur non essendo un esperto, l'intelligenza artificiale che abbiamo imparato a conoscere finora è un grande miglioramento di alcune funzioni della vita, ma la sfida davvero generativa, quella che davvero cambia il nostro modo di stare al mondo, a mio avviso non l'abbiamo ancora vista. Ti giro questa contro-domanda, alla quale puoi non rispondere ovviamente: è più disruptive - per usare il tuo aggettivo - l'invenzione di internet o l'intelligenza artificiale? Io oggi ti dico ancora internet. Per ora, quindi, devo necessariamente sospendere il giudizio.
Io mi avvalgo della facoltà di non rispondere, visto che abbiamo poco tempo e un sacco di roba da coprire e rilancio con una domanda secca: l’AI secondo te ha una portata minore o maggiore dal punto di vista strategico-militare del nucleare?
Minore, senza dubbio, sempre che si parli dell’AI che abbiamo conosciuto fino ad ora. La bomba atomica, per essere molto chiari, è quanto fino ad ora ha consentito a chiunque ne fosse in possesso di non essere attaccato. La storia ci dice che dalla metà del Novecento, da quando gli Stati Uniti per primi entrano in possesso della bomba atomica, chi la possiede non è mai stato militarmente attaccato in una guerra frontale, massiccia. Questo per dire che le principali potenze un certo grado di intelligenza artificiale alle operazioni militari già lo applicano, ma non per questo sono più inattaccabili.
Pensi che l’AI applicata alla difesa possa almeno cambiare in modo significativo gli equilibri militari?
Certamente può alterare le vicende belliche, ma quanto le altera dipende dalla distanza che c'è tra gli uni e gli altri. Possedere tecnologia più o meno allo stesso livello non altera granché le operazioni militari. Ciò che davvero altera le operazioni militari è possedere una forma di tecnologia esclusiva, come è stato il caso delle due bombe lanciate sul Giappone dagli USA. Prendiamo, per esempio, la guerra cibernetica: strategicamente non ha un grande valore. Perché? Perché non costa niente. Arrivare ad un certo livello di precisione cibernetica ha un costo davvero molto basso rispetto a costruire una marina militare, che è in assoluto la forza armata più costosa di tutte per distacco. Bastano degli hacker molto intelligenti e puntuti, e non ti dico che la Corea del Nord sulla guerra cibernetica compete allo stesso livello con gli Stati Uniti, ma non ci manca molto. Infatti, non c'è mai stato davvero un attacco cibernetico su larga scala contro uno Stato, perché il rischio è che qualcuno possa farlo poi a te con facilità. L'intelligenza artificiale è chiaramente un'innovazione maggiore ma, come dicevamo, dipende dal grado di distanza: se la possiedono un po' tutti allo stesso livello, non è decisiva. Per questo DeepSeek ha spaventato profondamente il Pentagono.
Mmm… te ne avrei chiesto dopo, ma questa cosa di DeepSeek vista del Pentagono mi intriga…
Come sappiamo, i cinesi hanno raggiunto lo stesso livello dell’intelligenza artificiale americana, ma spedendo una cifra irrisoria rispetto agli americani. Fosse tutto qui, sarebbe quasi banale. Ma qui c'è un passaggio molto più interessante: non so se ti ricordi che negli Anni Ottanta Reagan annunciò una roba che si chiamava Guerre Stellari… in realtà era un'invenzione del Pentagono, pensata per mettere in crisi l’Unione Sovietica che all'epoca era non dico alla canna del gas, ma, poco ci mancava. Era il 1983, quindi un po' prima della perestroika. Reagan annuncia la volontà di creare un sistema per proteggere gli Stati Uniti da attacchi missilistici e balistici con testate nucleari, ma dallo spazio. Lo Scudo Spaziale, come venne ribattezzato in Italia. Gli USA annunciarono una spesa monumentale, miliardi di dollari, e l'Unione Sovietica, che era già in enorme difficoltà, davanti a questo annunci andò ulteriormente in crisi. Al Politburo cominciarono a chiedersi: “E adesso come facciamo a competere con questi, che non abbiamo più un soldo, che il Paese si sta sfaldando, e questi annunciano un riarmo militare spaziale che costa miliardi… ma come facciamo?” In realtà non era vero, era una finzione.
Adesso, non è che l'intelligenza artificiale non sia la vera, attenzione, non è questo il punto. Il punto è negli annunci che hanno fatto gli americani su Stargate: la spesa annunciata di 500 miliardi di dollari è una spesa che nessuno sa spiegare, letteralmente nessuno. Anche quella era propaganda e DeepSeek, per chi sa vedere le cose, l’ha bucata. I cinesi in pratica hanno voluto dire al mondo: guardate che l'intelligenza artificiale non costa le cifre che dicono gli americani. Quindi, attenzione agli annunci mega galattici di spesa sull'intelligenza artificiale, perché anche in quel caso, quando vengono resi pubblici, c'è sempre un elemento di dolo, di inganno.
Beh, diciamo che sicuramente ci sono state anche buone ragioni finanziarie sotto, c'è stata tutta una narrazione dell'intelligenza artificiale funzionale a spingere le quotazioni di queste aziende, no?
Certo, e quella è la parte dei privati di un gioco a cui si presta l'Amministrazione USA e il Pentagono in particolare, perché comunque tu spaventi i tuoi avversari, no? Funziona così da sempre, la spesa militare: i bilanci militari sono da sempre pubblici, da sempre gonfiati, nel senso: “arrendetevi, non c'è niente da fare”. DeepSeek buca esattamente questa narrazione. Certamente nei diversi campi dell'intelligenza artificiale tra Usa e Cina c’è chi è più avanti e chi meno, ma in questo modo i cinesi hanno detto: guardate c'è molta propaganda negli annunci americani, le stesse cose si possono fare con molto meno.
Ok, parliamo dell'America: il fatto che ora tecnologia e governo appaiano così compatti è solo questione di postura, o secondo te è sempre stata così?
Il punto è che questi soggetti, le big tech come le vogliamo chiamare, hanno da sempre un enorme problema: non sono inventori. Da Zuckerberg a Musk, da Jobs a Gates certamente sono dei geni, ma non sono degli inventori, nel senso che loro maneggiano, perfezionano, sviluppano invenzioni tutte nate dal Pentagono: da Internet ai chip, da a Siri al telefono cellulare (è noto che il primo nella storia a rispondere a un cellulare è il generale Schwarzkopf quando invade il Kuwait nella prima guerra del Golfo). E le Big Tech questo lo sanno. E di cosa hanno paura? Che l'amministrazione politica possa escluderli dai progetti di sviluppo della Difesa. Questo è tanto più vero con un'amministrazione politica come quella di Trump, del tutto singolare perché incarna una rabbia molto profonda del Paese nei confronti degli apparati: la paura di questi signori delle Big Tech è che questa rabbia si scateni anche contro di loro, perché loro sono da sempre molto vicini agli apparati, anzi sono dentro gli apparati, ma sono lontani dall'amministrazione politica. Allora hanno detto: Sai cosa, per non sapere né leggere né scrivere, avviciniamoci a Trump. E quanto durerà Trump? Poco, ha quasi ottant'anni. Ma le istanze che incarna sopravvivranno a Trump. E questo è il punto. Quindi, hanno pensato: Che poi ci sia Vance, il cugino di Vance, o non so chi, meglio bilanciarci subito anche sull'amministrazione politica.
Quindi chi conta di più fra Washington, Silicon Valley e Wall Street?
Conterà sempre di più Washington. Non c'è paragone. Ma perché? Gli Stati Uniti sono un Paese molto peculiare, ti dico questa banalità: sono il Paese della libera impresa, dell'individualismo, ma sono anche il Paese più socialista del mondo, proprio tecnicamente, sono il più grande datore di lavoro del mondo in proporzione alla popolazione. Lo Stato federale americano ha più di 5 milioni di dipendenti a tempo indeterminato, se poi aggiungi la parte classificata… campa cavallo, saranno oltre i 6 milioni. Solo il Pentagono ha più di 3 milioni di dipendenti. Il budget del Pentagono vale il budget cumulato di Russia, Cina, India e altri Paesi europei messi insieme. Con questo budget innovano, e le spese per l'innovazione del Pentagono sono infinitamente maggiori di quelle di Alphabet, di Microsoft e di chi ti pare a te. E quindi se tu vieni escluso da questi budget, capisci… Anche perché lo Stato federale americano da solo non sa fare niente, è socialista ma appalta tutto alle aziende private che campano con i contratti dello Stato. Su tutti Musk, caso eccezionale: ha preso quasi 40 miliardi solo per SpaceX. E se ti tolgono dai contratti, diventa un grande problema. E’ successo a fine Ottocento, quando i cartelli del petrolio statunitensi pensavano essere i più importanti dello Stato, ma gli fecero due leggi anti-trust, li spezzettarono e fine del problema. Lo Stato federale americano è lo Stato federale di un impero, non di un Paese normale, cioè è più simile alla Cina per intenderci, o alla Russia, che alla Germania o all'Italia. Ha un'idea di sé smisurata, che non si inchina alle aziende private. Per cui, sì, conta più Washington.
Passiamo o, meglio, torniamo alla Cina. A settembre 2024 chiunque diceva: sull’AI hanno un ritardo di 2 anni. Quattro mesi dopo arriva DeepSeek. Tu come te lo spieghi?
Non ho insight su questo. Come dicono gli inglesi, la mia educated guess, è che sia stato uno straordinario caso di reverse engineering. Tu mi insegni però che OpenAI, a dispetto del nome, non è aperto.. cioè era nato per esserlo ma poi anche lì è intervenuto il Pentagono che ha detto: aspetta un attimo, l’AI aperta potrebbe essere un problema. L'impressione, quindi, è che ci siano state, come dire, delle infiltrazioni, ma è un'impressione da film di spionaggio, che certo non possiamo escludere, ma che io non ti so nemmeno corroborare. Lo chiedo io a te: secondo te come hanno fatto?
Io credo che sia dipeso da un insieme di cose: spionaggio industriale, contrabbando di chip, genialità cinese ma ancora di più, credo, determinazione e mindset diversi rispetto agli USA, a partire dalla leadership, da Xi Jinping che il Piano Manhattan sull’AI lo sta facendo davvero….
Già, e per quello che sappiamo, lo sta facendo da prima degli Stati Uniti. Sì, credo che le ragioni siano queste, ma le nostre sono solo ipotesi, e la certezza non ce la daranno mai, o meglio non ancora.
Vedi crepe nel sistema di potere politico, militare e tecnologico cinese?
In Cina il rapporto tra leadership politica e forze armate vive un momento di grande tensione. Soltanto qualche mese fa, Xi Jinping in un suo intervento assai loquace, e come sai il leader cinese non lo è mai, parlando come sempre per metafora, ha detto che il cannone della pistola deve essere maneggiato dalla politica. Sembra che lo Stato Maggiore dell'Esercito popolare di Liberazione - come si chiamano le forze armate in Cina - in un'autocrazia ormai personalistica come quella di Xi Jinping abbia voglia di smarcarsi. E proprio l’intelligenza artificiale, per venire a ciò di cui parliamo, a quanto mi dicono dalla Cina è stata finora quasi esclusivamente in capo alle forze armate, con la politica che toccava poco la palla, e questo, diciamo, sta creando qualche crepa, per rispondere alla tua domanda.
Attenzione: anche Pentagono e Trump non è che si vogliano granché bene, non dobbiamo farci confondere dallo spoil system, quello taglia le cariche apicali dello Stato Maggiore, ma non tocca i rank and file, che sono milioni, sono sempre gli stessi, e non hanno una passione per Trump. In Cina, però, questa distanza ora appare più grande, addirittura qualcuno discute di quale presa possa avere effettivamente Xi Jinping nel caso di una guerra. Ma anche qui, ricordiamo, può essere propaganda americana. Quindi, ciò che posso dire con certezza, e che si evince da almeno due orazioni di Xi Jinping, è che lui sull'intelligenza artificiale ora vuole tenere alla catena le forze armate, che sembrano muoversi con una libertà non prevista in un'autocrazia di questo tipo.
Arriviamo all'Europa, che sull’AI al momento non esiste, salvo Mistral. Credi che la minaccia di chiudere l’accesso ad un mercato di quasi 400 milioni di consumatori alto spendenti attraverso la regolamentazione sia un deterrente efficace? Nel senso: pensi possa condizionare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale su due aspetti centrali su cui USA e Europa sono fortemente in contrasto: protezione del copyright e, ancora più rilevante, safety e protezione dai rischi?
No, non è un deterrente. Figurarsi. L'intelligenza artificiale viene ormai considerata parte della tattica nazionale, o imperiale, dei soggetti di cui sopra. Lo vedi anche adesso negli Stati Uniti, come se ne stanno occupando della famosa sicurezza dell'intelligenza artificiale, se ne fregano ampiamente, anzi ampiamente è pure poco. Noi europei abbiamo certamente un peso commerciale, però se parliamo di uso geopolitico dell'intelligenza artificiale e della tecnologia in senso largo, no, su questo non abbiamo alcun deterrente, né mi sembra che lo abbiamo mai avuto. Abbiamo provato a regolamentare tutto e più di tutto, ma anche così non siamo mai riusciti ad averlo. Possiamo riuscire a rimanere indietro, questo sì, ma poco importa, tanto siamo già a una distanza siderale.
A questo proposito ti voglio chiedere una cosa: uno dei principali campi di applicazione dell’AI è l’industria militare, e l’Europa, Italia in particolare, ha una lunga e solida tradizione in questo settore. La progressiva “softwarizzazione” dei sistemi d'arma attraverso l’AI credi sia un un'opportunità o un problema per l’industria militare europea?
I software in generale, e l'intelligenza artificiale nello specifico, hanno da sempre una portata eccezionale nell’industria militare. L'Italia ha certamente un'eccellente industria militare, anche la Germania, ma produce armamenti e componentistica per altri, sviluppando e perfezionando componenti di altri. E’ come per le auto elettriche, sembra una divagazione ma non la è: noi siamo bravi a produrre cilindri, pistoni, ma se ci mettiamo a competere su auto che sono fatte soltanto di software, noi europei non possiamo competere, perché il software è una emanazione diretta del settore militare. Sul software vincono sempre i soggetti che hanno un'immensa spesa militare, che va a finire in ricerca, in sviluppo, eccetera, e noi quelle cifre non le abbiamo. Quindi, un’evoluzione dell’industria militare nella direzione dell’intelligenza artificiale, per noi che siamo molto bravi nella manifattura, ti direi che mi sembra più un problema. La dico meglio: pensare, in questo momento, che noi riusciremo a restare eccellenti nella produzione di armi anche quando queste saranno sviluppate in un modo diverso da quello che è stato per anni, è una scommessa.
Parliamo di guerra commerciale. Il sistema combinato di dazi e deroghe sulla tecnologia e di misure restrittive sulla importazione ed esportazione delle terre rare che servono per la costruzione di chip e componenti elettronici cambierà gli equilibri mondiali?
Sì, certamente sì. Se si completasse il processo di decoupling a cui stiamo assistendo, il disaccoppiamento definitivo tra Cina e Stati Uniti, cioè tra la fabbrica del mondo e il primo compratore, se si arrivasse davvero a questo nuovo schema, sì, ci troveremmo in un mondo diverso. Prendiamo la vicenda delle terre rare, che poi, come sappiamo, rare non sono affatto, sono solo complesse da estrarre e raffinare, con un danno ambientale gigantesco che per ora si è sobbarcato in larga parte la Cina, che così ne è diventato di gran lunga il primo produttore al mondo. Bene. Adesso la Cina blocca l'esportazione di terre rare verso gli Stati Uniti. Ma un embargo di questo tipo, non dico nel medio periodo, anche nel breve sta già di fatto alterando gli equilibri mondiali.
E a Taiwan, che ricordiamo è il leader mondiale nella produzione di chip, cosa succede ora?
Mah… io non credo per niente alle nuove Yalte, e utilizzo questo cacofonico plurale che ovviamente non esiste, cioè le Yalta ripetute, per dire che non credo in un accordo in cui i russi si prendono l'Ucraina, gli Stati Uniti si prendono Groenlandia e Panama, e alla Cina va Taiwan. Tutto questo casino, perdona il francese, che stanno facendo gli americani è solo in funzione anticinese: congelano la guerra in Ucraina per tirare a sé la Russia e staccarla dalla Cina, di cui in questi anni è diventata socio di minoranze . La stessa volontà di fare il decoupling è in funzione anticinese, i dazi contro la Cina sono pensati per ridurre il surplus commerciale, perché che ci fa la Cina con il surplus commerciale? Spesa militare, spese in innovazione militare, quindi armamenti, intelligenza artificiale, e chi più ne ha più ne metta. E trasferimento di ricchezza dalla costa verso l'entroterra cinese. Tutto questo gli americani non lo vogliono … e se tu fai tutto questo casino e poi concedi alla Cina Taiwan, ma che l'hai fatto a fare? Quindi, che cosa può succedere a Taiwan? Le stime del Pentagono, che vanno sempre prese con le pinze perché sono quelle ad uso esterno, dicono che la guerra lì potrebbe arrivare in 10-15 anni, perché l'età media cinese sta per superare i 40 - l'Italia per inciso ne ha 48, ed è il Paese più vecchio del mondo - e la storia ci dice che sopra i 40-42 anni una guerra di grande portata non la puoi sostenere. Quindi gli americani dicono che prima che questo avvenga, i cinesi potrebbero tentare il colpo di forza a Taiwan.
Torniamo all’AI. L’aspetto che a me pare possa avere il maggiore impatto geopolitico, è quello della safety, della protezione dai rischi che da sempre sono associati all’AI: manipolazioni di massa, creazione di armi distruttive, eccetera. La safety è stata la questione centrale dell’AI fino a gennaio 2025. Poi è caduta in disgrazia, stretta a tenaglia tra due forze contrarie straordinarie: da una parte, come dicevamo, il disimpegno americano sulla sicurezza per garantirsi il più rapidamente possibile il dominio globale sull’AI; dall’altra, il cavallo di troia cinese di DeepSeek, che ha rotto il monopolio USA regalando al mondo un’AI intelligente come quella americana, low cost ma soprattutto open source, che vuole dire che io e te con un po’ di soldi e un amico smanettone possiamo modificare a piacere un modello di AI fino a ieri di frontiera e fargli dire e fare quello che vogliamo. Tu come ti spieghi questo repentino cambio di vento sulla sicurezza?
Allora, partiamo da un presupposto: è evidente che io in questo sono uno scellerato, ma io non sono preoccupato del fatto che - come sento dire - l’intelligenza artificiale ci trasformerà, ci ingannerà, eccetera. Detto questo, secondo me anche la posizione americana sulla safety dell’intelligenza artificiale è stata propaganda. La propaganda attecchisce dove trova un substrato fertile, ad esempio sulle persone che già pensano che il governo li inganni. E’ lì che la propaganda ci costruisce sopra, andando a toccare corde a cui le persone vogliono credere, ad esempio i deepfake, che grazie all’intelligenza artificiale sono diventati incredibilmente sofisticati. Venendo al tuo punto, io credo che l’attenzione americana alla sicurezza dell’AI, intesa come misura, ad esempio, per impedire manipolazioni di massa è stata una forma di propaganda pensata contro la Cina, come dire: “Noi schermiamo tutto lo sviluppo dell’AI in nome della vostra sicurezza, questo almeno finché gli altri non ci raggiungono”. Il problema è che con DeepSeek i cinesi non solo hanno raggiunto l’AI americana, ma gliel’hanno pure messa come open source, dicendo al mondo: “Guardate che è tutto qui…”. Uno schiaffo clamoroso, noi qui non ce ne rendiamo bene conto.
La tua riflessione è molto interessante, praticamente dici: il pallino americano sulla AI sicura era in gran parte propaganda, e questa posizione è stata utile fintanto che l’America era l’unica a sviluppare l’AI. Una volta che i buoi sono scappati, la safety può anche andare al diavolo … Questo in effetti spiega l'improvvisa de-prioritizzazione della sicurezza anche da parte di chi ne aveva fatto una bandiera, per esempio OpenAI…
Esatto. Anche l’hype - noi diremmo climax - intorno alla pericolosità dell’intelligenza artificiale era ed è propaganda, averla raccolta in questo alone l’ha magnificata, l’ha fatta sembrare enorme, è un po’come come quando tu hai un nemico e dici, eh… sarà alto cinque metri….
Al di là della propaganda, però, io penso - e mi posso sbagliare - che non siamo lontani dal momento in cui l'AI potrà spiegare a qualcuno come costruire armi di distruzioni di massa: sicuramente chimiche e biologiche, a seguire nucleari. In un sistema chiuso, come era quello americano fino a tre mesi fa, questo rischio veniva mitigato dalle safeguard che tutti applicavano per impedire ai modelli di dare certe risposte. In un sistema aperto come l’attuale, io sinceramente non ho ancora trovato qualcuno che abbia spiegato in modo credibile come sarà garantita la sicurezza. Tornando a noi, non pensi che l’abbassamento delle barriere tecnologiche e finanziarie di ingresso all’AI possa favorire la crescita di nuove potenze regionali o, peggio, la nascita di attori militari non governativi?
Allora. Non è che tu l'uranio arricchito lo trovi al supermercato. Quindi sì, a livello tecnico senza dubbio il rischio c’è ma il punto sono i materiali, gli ingredienti. Partiamo dal massimo livello, quello oggi davvero impossibile, lo sviluppo della bomba atomica: non c’è soltanto l'aspetto tecnico, ingegneristico, servono i materiali, e servono le strutture. Più semplice quello a cui facevi riferimento tu, l'arma batteriologica, chimica. Già da diversi decenni, però - quindi molto prima dell'intelligenza artificiale- si diceva: ”non ci vuole granché a produrla, e se finisce nelle mani sbagliate, eccetera eccetera….” Sicuramente l'intelligenza artificiale aumenta questo rischio, è come avere un grande tutorial, perdona la semplificazione, ma più preciso, profondo: questo certamente facilita la produzione di elementi, non dico rudimentali, ma post rudimentali. Ma se invece saliamo di livello, a livello balistico, missilistico, nucleare, no, perché a quel punto non servono solo i materiali e le strutture, ti serve l'ultimo elemento: vivere in un vuoto. Produrre una bomba così, non si fa in una cameretta, devi avere una struttura e qualcuno, per dirla come i ragazzi, prima o poi ti sgama.
Matteo Montan
Bellissima intervista, me la sono proprio goduta. Grazie!