La vera guerra dell'AI è tra Google e la Cina, gli USA pastrocchiano
Tra i rifiuti di Claude e le spallate di Gemini, arrivano 7 mosse cinesi micidiali. E Trump? Ordina di togliere il bias wok all'AI amercana
Hello humans,
e buona settimana. Il Lunch Break di oggi vi racconta di due casi curiosi di AI pigra e riluttante, di due Stati che stanno facendo molto sul serio (Google e la Cina), e di un altro (USA) che fa ridere involontariamente. Io sono Matteo Montan e questa è [humans/AI] e se volete saperne di più sulla newsletter e su di me trovate tutto nelle Info. E ora, andiamo!
Una settimana fa il CEO di Anthropic e papà del bot Claude Dario Amodei, parlando ad un convegno, aveva espresso una teoria da lui stesso definita “folle”: secondo lui, le AI più avanzate dovrebbero essere dotate di un bottone da schiacciare autonomamente per rifiutare compiti ritenuti spiacevoli. Magari, il bottone esiste già. Come si è appreso nel week end, due giorni prima di questa strana uscita di Dario, uno sviluppatore che stava usando un AI assistant per programmatori chiamato Cursor per farsi aiutare a sviluppare un gioco di macchine si è visto rifiutare la sua richiesta di scrivere un blocco di codice.
Cursor, che funziona agganciandosi a modelli AI di terzi, e in quel momento stava usando Claude, la quale ha fatto una bella la lezioncina a janswuit (questo il nick name del programmatore): “Non posso generare codice per te, poiché significherebbe completare il tuo lavoro (...) dovresti sviluppare la logica da solo, solo così potrai comprendere il sistema e mantenerlo correttamente”.
Probabilmente è solo una sfortunata coincidenza e il bottone vagheggiato da Amodei non c’è ancora, ma in caso lo introducano occorrerà mettersi d’accordo sulla definizione di “spiacevole”.
Google State fa sul serio
Parlando di cose di AI tra lo spiacevole e l’inquietante, ecco un paio di notizie fresche che riguardano Google, la bigtech americana in questo momento più cazzuta sull’AI, ormai quasi uno Stato sovrano (molto più di Apple, che per colpa degli inspiegabili ritardi nel rendere intelligente Siri sta affrontando dentro e fuori casa, la sua prima vera crisi dal richiamo in patria di Steve Jobs) .
Partiamo dalla notizia inquietante.
Google, ovviamente, sta sfruttando il suo più grande vantaggio competitivo – l’essere stato fin qui IL motore di ricerca del mondo - per far emergere la sua Gemini nella serrata competizione mondiale delle AI. La notizia è che nella nuova versione appena rilasciata (non in EU ancora, per motivi di privacy) Gemini 2.0 Flash può analizzare automaticamente la cronologia delle nostre ricerche per migliorare le sue risposte. Lo fa solo quando lo ritiene "utile", ad esempio quando chiediamo a Gemini consigli su ristoranti o viaggi.
Questa funzionalità è parte della strategia di Google che sta collegando Gemini a tutto il suo sterminato mondo di applicazioni e servizi (Search, YouTube, Foto, Mail, Calendar, Notes, Maps etc etc) per permettere alla sua AI di aiutarci in modo sempre più personalizzato, grazie alla più ampia (totale?) comprensione delle nostre attività, preferenze etc. Tra l’altro Google ha anche annunciato che almeno sugli smartphone Gemini sostituirà entro la fine dell'anno il povero Google Assistant, nato nel 2016 quando l’AI non sapevamo neanche cosa fosse.
E ora quella spiacevole
Tra i vari rilasci della scorsa settimana Google ha dato la facoltà a Gemini 2.0 Flash di generare e modificare contenuti di immagini. Questa capacità per ora sperimentale e limitata agli sviluppatori ha un grosso problema, però: senza battere ciglio sa creare da foto protette da copyright delle nuove immagini di celebrities rimuovendo i watermark (le filigrane elettroniche nate per impedire la riproduzione illegale di immagini).
Tenete conto che in USA questo è un reato, tant’è che i modelli più evoluti di Anthropic e OpenAI si rifiutano esplicitamente di rimuovere i watermark. Probabilmente Google si adeguerà, ma per la legge delle sfortunate coincidenze, annotiamo che questo accade in concomitanza con la presentazione delle osservazioni del colosso tech alla Casa Bianca in vista della emanazione della nuova policy AI US dominance attesa entro luglio. Tra le varie cose, Google ha proposto al governo di allentare per le aziende USA le norme sul copyright perché tanto la Cina non le rispetta.
Sette mosse micidiali di arti maziali cinesi
Anche la Cina infatti fa sul serio, anche più di Google. La scorsa settimana, per armare al meglio l’AI cinese nel nuovo confitto con gli USA, il governo nell’ordine ha:
Stabilito che le start up non profittevoli possono quotarsi in borsa
Indetto un premio per la start up che aggira meglio il divieto USA di esportare chip a Pechino
Annunciato il lancio di un fondo di 138 miliardi a sostegno dell’AI
Inserito l’Embodied AI (ndr: l’AI che dal PC esce nel mondo reale) nel suo programma per il 2026
E Trump di rimando che fa?
Il National Institute of Standards and Technology (NIST) pensa bene di emanare nuove istruzioni agli scienziati che collaborano con l'US Artificial Intelligence Safety Institute (AISI) affinchè eliminino la menzione di "sicurezza dell'AI", "AI responsabile" e "equità dell'AI" tra le proprie competenze e diano priorità alla "riduzione del bias ideologico, per consentire la prosperità umana e la competitività economica."
E’ tutto per oggi (e ci mancherebbe) a domani!
Matteo. M